Crescono i tentativi di suicidio tra i giovani italiani: ecco perché i ragazzi in difficoltà provano a togliersi la vita.
La pandemia non ha portato solo morte e danni visibili. Tra le conseguenze meno superficiali, ma più devastanti, c’è stato anche un peggioramento delle condizioni mentali di molte persone in Italia. A subire il contraccolpo di chiusure, lockdown e cambiamenti radicali non sono stati solo molti adulti, ma anche quei soggetti fragili dalla salute mentale delicata, come gli adolescenti. Lo dimostrano i dati allarmanti degli ultimi anni. Se per circa un decennio è cresciuto il senso di inadeguatezza dei minori in Italia, durante e dopo la pandemia il tentato suicidio tra i ragazzi è diventato un fenomeno preoccupante.
A dare testimonianza diretta di quanto accaduto sono i dati proposti dal pronto soccorso del Bambino Gesù per consulenze di neuropsichiatria infantile. In dieci anni, dal 2011 al 2021, sono passati da 151 casi a 1824. Numeri allarmanti, che preoccupano ancora di più alla luce del raddoppiamento dei casi avvenuto tra il 2020 e il 2021. Ma è solo colpa della pandemia quello che è accaduto, o c’è dell’altro? Ecco quali sono le possibili cause di un fenomeno che pregiudica la vita delle nuove generazioni.
Suicidio tra i giovani: le possibili cause
“La pandemia è stata devastante“, ha confermato Stefano Vicari, primario di neuropsichiatria infantile dell’ospedale Bambino Gesù, ai microfoni di Today.it. Limitare l’intera crisi alla questione pandemica potrebbe però essere un errore. Il problema, infatti, risale a due fenomeni che solo in parte sono collegati al durissimo periodo pandemico. In particolare l’ansia e la depressione, che sempre più spesso assalgono i nostri giovani.
Alla base del disagio psicologico di moltissimi ragazzi ci sono problemi di questo tipo, collegati a conseguenze spesso devastanti, come ad esempio i tentativi di suicidio, seconda causa di morte delle persone tra i 10 e i 25 anni in Italia. Solo gli incidenti stradali fanno più vittime in questa fascia d’età.
In particolare, a soffrire maggiormente di disturbi di questo tipo sono le ragazze, più che i rappresentanti del genere maschile. Ma durante il periodo pandemico il problema si è esteso anche oltre i ‘limiti’ di genere, diventando pervasivo. Addirittura il 66% degli adolescenti italiani avrebbe sofferto di problemi psicologici di vario genere, dall’irritabilità all’insonnia.
Autolesionismo tra i giovani: da cosa nasce
Estremamente collegato al discorso del tentato suicidio è l’autolesionismo, un fenomeno in perenne crescita. Molti ragazzi, anche senza voler porre fine alla propria vita, spesso infatti “si tagliano”, si procurano da soli delle ferite più o meno profonde, apparentemente senza una ragione. Si tratta di un fenomeno per nulla marginale: in Italia coinvolge il 20% dei giovani.
Ma quali sono i motivi che spingono a un gesto del genere? La risposta non è semplice. Si va dal tentativo di emulazione al semplice ma pericoloso esibizionismo. Solitamente la molla arriva però da un senso molto forte e intenso di angoscia. Un dolore da cui i ragazzi provano a trovare una scappatoia infliggendosi del male fisico. Come se, attraverso il sangue, potesse defluire dal loro corpo anche quella sensazione di ansia, con conseguenti benefici a livello psicologico.
Un trend che, se è stato acuito dalla pandemia, è iniziato però ben prima, per altre cause scatenanti, come l’uso di sostanze stupefacenti (anche il consumo di ‘droghe leggere’, oggi più pericolose che in passato per via delle sostanze sintetiche diffuse sul mercato), o lo stress e la solitudine.
Come proteggere i giovani
Se il quadro è estremamente preoccupante, esiste comunque per gli adulti più di uno strumento per proteggere e difendere i ragazzi da questo disagio psicologico. Si può ad esempio spingere i giovani ad effettuare attività fisica, a frequentare la scuola e a uscire con gli amici. Relazionarsi costantemente con i propri coetanei è importante, ed è fondamentale farlo dal vivo, senza il filtro di schermi o dei social network.
“Quelle sui social non sono amicizie paragonabili a quelle che viviamo nella realtà“, spiega Vicari, aggiungendo che solo la realtà può far conoscere una persona per quello che è, senza alcun filtro di sorta. Solo interagendo con gli altri si può costruire il proprio io, comprendendolo nel profondo. Un genere di sviluppo della propria personalità che, tramite social, è impossibile. Non è necessario dunque proibire o contrastare l’uso delle tecnologie, ma per aiutare i nostri ragazzi è importante far convivere queste abitudini con sane abitudini sociali nella vita reale.